La fiducia in se stessi non basta: cos’altro serve?

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Perchè la fiducia in se stessi non basta!

Nelle fasi di cambiamento in cui è richiesto avere idee, trovare soluzioni e fare scelte, preferiamo fidarci di più di noi stessi che degli altri. Così si ottimizza il tempo, si hanno maggiori idee e ci si prende le responsabilità delle proprie scelte, senza dar conto a troppe persone. Altre volte subentra stanchezza, stress, fatica, dubbi e paure. Abbiamo il desiderio che gli altri ci supportino con maggiore partecipazione.

Come potremmo coinvolgerli, motivarli e renderli più attivi nel miglioramento che auspichiamo? Provo a darti qualche spunto concreto in questo breve articolo.

Fiducia in se stessi e solitudine

Due attitudini di chi crea, come artisti e imprenditori, sono la fiducia in se stessi e la necessità di pensare in solitudine.

Nel libro di Melissa A. Schiling “Ribelli – nella testa di uomini e donne che inventano il futuro”, si racconta come Elon Musk nel 2002:

“stava tornando a Mosca, dove gli avevano detto che non sarebbe mai riuscito ad avere dei razzi al prezzo che proponeva (8 milioni di $). Mentre gli altri membri della sua squadra se ne stavano seduti a bere qualcosa per lenire lo smacco di quella sconfitta, Elon batteva freneticamente sulla tastiera del computer.”

La storia termina con Elon Musk che spedisce per la prima volta un razzo privato nello spazio, riciclando pezzi della NASA con poco tempo, denaro e molta fiducia in se stesso.

Avere consapevolezza di sé, fiducia nelle proprie capacità e nell’efficacia delle stesse è chiamata dallo Psicologo Alfred Bandura “autoefficacia”. Nasce da esperienze passate di successo in cui studio, sudore, sacrifici e sofferenze hanno dato risultati attesi. Ricerche dimostrano come essere dotati di autoefficacia possa aumentare la probabilità di uscire da una crisi e di avere altrettanto successo.

La solitudine rende creativi e produttivi 

Recenti ricerche della neuroscienziata Mary Helen Immordino-Yang confermano che nuove idee e soluzioni giungono quando la mente non è distratta dall’ambiente circostante.

Tutti abbiamo già sperimentato come “far da sé” accorcia i tempi di realizzazione di qualcosa e la riflessione in solitudine può renderci produttivi e creativi. Tanti filosofi e artisti preferiscono produrre idee da soli – si pensi alla moglie di Heidegger che fece costruire una capanna dove il filosofo si dedicava alle sue più grandi opere.

Ci sono momenti nella vita in cui tutto questo non basta. Ci si può sentire soli, stanchi, deboli, impauriti e affaticati. Si avverte il bisogno di essere supportati e affiancati dagli altri. Si nutre il desiderio che collaboratori o dipendenti siano più motivati, attivi, produttivi. Meno litigiosi e più collaborativi. Meno polemici e più risolutivi. 

Chiedere supporto e coinvolgimento 

Credo che chiedere supporto agli altri sia come lavorare in squadra durante manovre di pronto soccorso o di evacuazione: mentre uno controlla i parametri vitali, l’altro chiama il 118. Nelle scuole c’è l’alunno apri-fila, il chiudi-fila e l’aiutante: tutti concorrono al medesimo obiettivo.

In azienda è il processo è simile: ognuno può contribuire a modo suo nel generare idee, cercare soluzioni, agire e migliorare. Parafrasando il padre del brainstorming creativo Alex Osborn 

“una persona sola produce la metà delle idee rispetto a quando è con gli altri”.

Non solo. Coinvolgere l’altro e vederlo collaborare può farti sentire capito, sostenuto e supportato e non più solo o abbandonato a te stesso.

Immagino tu abbia già provato senza ottenere grandi risultati. Ma, così come ho già parlato dell’uso di un “cappello verde” per trovare alternative e non darsi per vinto (leggi l’articolo qui) ecco un altro suggerimento.

LA CASSETTA DELLE IDEE 

Edward De Bono la chiamava “Elenco dei bersagli creativi”.

Personalmente non amo il linguaggio bellico e l’ho denominata “Cassetta delle idee”. La uso prima di sessioni di problem solving in aula per avere un insieme di desideri o problemi, da parte dei partecipanti, da cui partire per generare idee e trovare soluzioni in gruppo, traendo spunto dall’esperienza quotidiana. 

Creo due fogli Google drive, dando l’accesso e la possibilità di modifica ai partecipanti (o dipendenti dell’azienda) i quali potranno compilarli in modo anonimo prima della sessione.

  • Il primo foglio con: PROBLEMI E OSTACOLI

Cosa c’è che crea a cascata altri problemi? Cosa impedisce, riduce o limita altre azioni nel tuo lavoro quotidiano?

  • Il secondo foglio con: COMPITI MIGLIORATIVI

Cosa si potrebbe migliorare e il cui cambiamento darebbe risultati concreti e misurabili?

  • Potresti aggiungere un altro foglio con IDEE E SOLUZIONI

“Quali potrebbero essere le tue proposte o idee?”

Eventualmente puoi creare una versione dal vivo: posiziona una reale cassetta, con fogli e penne, in un luogo dove ciascuno può fermarsi e scrivere, possibilmente in modo anonimo e senza farsi vedere. Solitamente il bagno è il luogo adatto.

Avvisa tutti i tuoi dipendenti o collaboratori, dando tempo 30 giorni per riempire la cassetta (o il foglio drive).

Definisci l’obiettivo comune: migliorare, evolvere, crescere.

Scegli le parole che preferisci purché orienti il team verso scopi di benessere comune. Ogni settimana potresti spedire un promemoria, invitando tutti a dare il proprio contributo per qualcosa che non riguarda solo te stesso bensì tutti. Cosa succede?

Facci sapere come va e se vuoi ricevere il modello di foglio Google Drive, scrivici un’email con oggetto: CASSETTA DELLE IDEE e te lo invieremo.